Leggiamo un articolo firmato dalla Lega e apprendiamo che la solidarietà, sia pure espressa in un piccolo gesto è considerata dalla Lega un “buttare i soldi” oltre che “un’inutile perdita di tempo”.
Conviene in premessa una precisazione per correttezza di informazione: la somma di € 100,00 è stata destinata dal Consiglio Comunale di Novate Milanese all’adesione alla Rete dei Comuni Solidali, mentre una somma pari ad € 1000, 00 è stata predisposta per Riace.
Il lettore avveduto di fronte a tanta banale brutalità arrossisce, si indigna e si domanda dove siano finite le elementari (eppure così importanti) nozioni di bene comune, di uguaglianza, di solidarietà, di diritto. D’altro canto però, non può astenersi dall’auspicare che chi pensa in quel modo sperimenti, prima o poi, un bisogno che si appelli (invano) alla solidarietà altrui.
Rileviamo infine la superficiale, meglio sarebbe dire strumentale, ricostruzione di quanto accaduto a Riace e al suo Sindaco.
Per rimettere ordine in tanto disordine e per rigettare gli esecrabili contenuti dell’articolo, riproponiamo uno stralcio significativo dell’intervento della Consigliera Ivana Portella in sede di Consiglio Comunale lo scorso 30 ottobre, sul merito della Delibera di adesione del Comune di Novate Milanese alla rete Comuni Solidali.
“Il modello Riace, pioniere nelle modalità di accoglienza e gestione, è stato celebrato nei film e nei documentari di mezzo mondo.
Vi hanno dedicato articoli e approfondimenti la BBC, il New York Times, il Los Angeles Times e altre prestigiose testate internazionali. Nel 2010 il regista Wim Wenders realizza un cortometraggio sul modello d’accoglienza della cittadina calabrese. Sempre nel 2010 Mimmo Lucano è terzo nella World Mayor, la classifica dei migliori sindaci del mondo. La rivista americana Fortune nel 2016 lo mette tra le 50 personalità più influenti al mondo, anche Papa Francesco interviene esprimendo “ammirazione e gratitudine per il suo operato intelligente e coraggioso a favore dei nostri fratelli e
sorelle rifugiati “.
Ma il modello Riace, incarnato in Mimmo Lucano, è sotto attacco, dà fastidio. Riace è nella Locride, terra di ‘ndrangheta, e sono diverse le intimidazioni che “Mimì Capatosta” ha dovuto subire: la sua auto bruciata, gli spari contro botteghe e cooperative del posto, compresa “Città Futura”.
Ai primi di giugno Matteo Salvini, fresco ministro dell’Interno, in un video dedicato ai calabresi, lo definisce “uno zero”. Il 2 ottobre Il Sindaco viene arrestato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e affidamento diretto fraudolento del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative della zona. Eppure è lo stesso GIP che nell’ordinanza d’arresto scrive che Lucano non ha preso un euro per sé né ha arricchito le associazioni che gestivano i soldi per l’accoglienza.
Riace/Mafia capitale, opportunità/minaccia. L’importanza del modello Riace sta in questo accostamento di opposti. Da un piccolo paesino del sud, dall’idea rivoluzionaria di un ex insegnante di chimica, è scaturito il ribaltamento della prospettiva sulla gestione dell’immigrazione. Si è accesa una scintilla lontana anni luce da quella “Mafia capitale” a cui Riace è stato impropriamente paragonato dal sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia, lo stesso, per capirci, che crede che lo sbarco sulla luna sia stata una farsa. Lungi dall’essere finalizzato allo stipare migranti in hotel o casermoni fatiscenti per tenerli il più a lungo possibile e intascare i contributi senza preoccuparsi di integrare gli stranieri nel contesto locale, punta a renderli dei veri e propri cittadini, impegnati e produttivi, realizzando fattivamente un modello d’accoglienza diffusa. Ne deriva sicurezza, ne deriva arricchimento; un’operazione razionale che valutata in termini di costi-benefici, affossa senza appello il modello di accoglienza emergenziale, caro al governo attuale e non solo ad esso, e che ha dato i frutti avvelenati che tutti conosciamo.
Il contributo, seppur piccolo, di solidarietà che il Consiglio Comunale ha votato è perciò così importante. Non lasciamo sola Riace perché il rischio è quello di mandare in fumo un modello d’accoglienza che ci invidia tutto il mondo. E che potrebbe indicare la strada a un Paese, il nostro, capace di accogliere. Molto meno di integrare e inserire i migranti nel tessuto socio-economico locale.